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Yahweh: il Dio nascosto tra gli dèi di Sumer

E se Yahweh non fosse mai stato l'unico Dio, ma solo uno dei tanti? Se la sua figura, così assoluta e dominante nei testi sacri, fosse in realtà il risultato di una lunga evoluzione, di una sovrapposizione di antiche divinità? Un sincretismo tra culture, credenze e tradizioni? Questa è una domanda che cambia tutto. Perché ci costringe a rileggere le Scritture non come rivelazione unica, ma come prodotto di stratificazioni culturali, riscritture teologiche e, forse, manipolazioni. Chi era davvero Yahweh? La Bibbia ce lo presenta come eterno, unico, onnipotente. Ma il suo nome appare tardi, non è presente nei primi racconti della Genesi. Lì si parla genericamente di Elohim. Solo più avanti, con Mosè, Yahweh rivela il suo nome: “Io sono colui che sono” (Esodo 3:14). Ma perché aspettare tanto per rivelarsi? E perché parlare con nomi diversi? Prima ancora si parla di El Shaddai, di Elyon, di Adonai. Tutti questi nomi indicano forse divinità differenti, poi unificate sotto un...

il Vecchio Testamento come copia rielaborata di testi più antichi

 


Da secoli considerato testo sacro e intoccabile, il Vecchio Testamento è il fondamento delle grandi religioni monoteiste. Narra la storia di un popolo eletto, di un Dio potente e geloso, di alleanze, leggi divine, diluvi e creazioni. Ma cosa accadrebbe se scoprissimo che molte di queste storie sono riprese, quasi trascritte, da fonti ancora più antiche? Che il Dio dell’Antico Testamento non è altro che un volto rielaborato di antiche divinità mesopotamiche? Il sospetto è diventato studio. Lo studio, indagine. E l’indagine ci porta dritti in una terra antichissima: la Mesopotamia, patria dei Sumer

Quando si parla di “civiltà antica”, il pensiero corre all’Egitto, alla Bibbia, ai patriarchi. Ma la vera madre di tutte le narrazioni antiche è la civiltà sumera, fiorita oltre 6000 anni fa tra il Tigri e l’Eufrate. Furono loro a inventare la scrittura cuneiforme, a erigere le prime città-stato, a redigere i primi codici di leggi, e soprattutto a lasciare un patrimonio di testi religiosi, cosmologici e storici che, sorprendentemente, anticipano molti racconti biblici.

I sumeri ci parlano di Anunnaki, di creazione dell’uomo da parte degli dèi, di diluvi universali, di viaggi celesti, guerre tra divinità, sovrani semidivini vissuti per migliaia di anni. Chi ha letto la Bibbia riconoscerà qui una familiarità inquietante.

Ma come è possibile? Perché la narrazione biblica sembra ricalcare così da vicino quella sumera?

🌍 1. La Creazione dell’uomo: Adamo era sumero?

Nel Libro della Genesi, Dio crea l’uomo dal “fango della terra”. Lo plasma e gli soffia nelle narici un alito di vita. Lo chiama Adamo (in ebraico “ha-adam”: l’uomo). La donna nasce da una costola.

Ma già nei testi sumeri, migliaia di anni prima, troviamo una narrazione simile.

Nell’Epica di Atrahasis, l’uomo è creato da un dio minore, mescolando l’argilla del suolo con il sangue di una divinità sacrificata. Gli dèi erano stanchi di lavorare e volevano degli schiavi… così nacque l’uomo: come servo degli dèi.

Il parallelo è lampante: l’uomo plasmato dalla terra, la presenza del “soffio vitale”, e il concetto di un’umanità creata non per amore ma per necessità.

In questa chiave, il “Dio” della Genesi appare come una rielaborazione monoteista di un pantheon più antico e articolato, dove diverse entità avevano ruoli specifici nella creazione.


🌊 2. Il Diluvio universale: Noè o Ziusudra?

Il Diluvio è uno dei racconti più famosi della Bibbia: Dio decide di distruggere l’umanità, tranne un uomo giusto, Noè, a cui ordina di costruire un’arca e salvare la vita sulla Terra.

Ma questo racconto non nasce con Mosè, né con la tradizione ebraica. È una copia quasi identica dell’Epica di Gilgamesh, testo sumero poi assiro-babilonese. Qui, il protagonista si chiama Ziusudra (o Utnapishtim), ed è anch’egli avvertito da un dio (Enki) di un diluvio imminente, costruisce una grande barca, carica animali, e si salva. Alla fine, libera degli uccelli per cercare terraferma.
Ti suona familiare?

La versione sumera del Diluvio è più antica di almeno 1000 anni rispetto alla Bibbia. E in entrambe, l’umanità è punita per la sua corruzione, ma un uomo giusto viene salvato.

Coincidenza? O riscrittura?


🗿 3. La torre di Babele: il peccato dell’unione?

Secondo la Genesi, l’umanità, unita e con un solo linguaggio, tenta di costruire una torre che tocchi il cielo. Dio si offende, confonde le lingue e disperde l’uomo.

Eppure, in Mesopotamia, la costruzione di ziqqurat (torri sacre a gradoni) era parte integrante del culto. Erano considerate “scale per il cielo”, templi di comunicazione tra uomo e dio.

Il racconto biblico sembra rovesciare completamente il significato: da struttura sacra a simbolo di hybris, di peccato. Ma chi ha reinterpretato chi?

Perché mai l’unione e la costruzione collettiva dovrebbero essere punite da Dio? Forse perché, nell’originale sumero, queste strutture erano dedicate a più dèi. Nella riscrittura ebraica, tutta la mitologia politeista doveva essere demonizzata.


⚡ 4. Gli Anunnaki diventano Elohim?

Il termine ebraico Elohim, che compare nel primo versetto della Genesi ("In principio Elohim creò il cielo e la terra"), è un plurale, anche se spesso viene tradotto come “Dio” al singolare.

Perché un Dio monoteista avrebbe un nome plurale?

La risposta potrebbe trovarsi nei “dèi potenti” della cultura sumera: gli Anunnaki. Dei venuti “dal cielo sulla terra”, che governavano l’umanità, si spartivano il pianeta, combattevano tra loro. L’Elohim biblico, nei suoi comportamenti, non agisce come un’entità universale ed eterea, ma come un essere con emozioni, gelosie, vendette, che scende, parla, punisce, cammina nel giardino, impone regole.

Forse “Dio” nella Genesi non è il Dio, ma una rielaborazione sintetizzata e moralizzata di più divinità sumere fuse in un’unica figura.


📖 5. Le Tavole della Legge e i codici sumeri

Mosè riceve da Dio le Tavole della Legge sul Monte Sinai: un codice morale scolpito nella pietra. Ma il primo codice scritto della storia non fu ebraico. Fu sumero.

Il Codice di Ur-Nammu (2100 a.C.) e poi il più noto Codice di Hammurabi contengono leggi dettagliate su furti, omicidi, giustizia, proprietà. Anche qui, l’origine della legge è divina: Hammurabi afferma che gli dèi gli hanno consegnato le norme.

La legge scolpita nella pietra, trasmessa da una divinità, precede Mosè di oltre 500 anni. E pone una domanda scomoda: Mosè fu il primo… o solo il più noto?


🧠 6. La memoria riscritta dai vincitori?

La Bibbia è un testo potente, ma scritto in epoche di esilio, conquista e sopravvivenza. Gli ebrei, a contatto con Babilonia durante la cattività, potrebbero aver assimilato, rielaborato e trasformato antichi miti locali in una nuova narrazione identitaria, monoteista.

Non una falsificazione, ma una riscrittura funzionale. I patriarchi diventano eroi, il pantheon si riduce a un unico Dio, la memoria sumera viene rivestita di etica ebraica.

La Torah diventa così un palinsesto: sotto il testo sacro, restano visibili le tracce di una narrazione più antica, quasi dimenticata… ma non del tutto.


🔚 Conclusione: la Bibbia come eco degli dèi antichi?

Pensare che la Bibbia sia ispirata a testi sumeri non significa svalutarla, ma capirla meglio. Significa riconoscere che la storia dell’umanità è fatta di eredità, trasmissioni, trasformazioni.

Forse non c’è un solo racconto. Forse i testi sacri sono specchi di un sapere più antico, trasmesso da civiltà perdute, da dèi che non erano immateriali, ma camminavano sulla terra. Gli Anunnaki potrebbero non essere solo un mito, ma la memoria distorta di un’epoca in cui l’uomo parlava con esseri venuti da altrove.

E la Bibbia, lungi dall’essere originale, potrebbe essere l’ultima eco scritta di una storia iniziata molto prima… nei templi di Sumer, tra i segni cuneiformi incisi sull’argilla, sotto lo sguardo severo degli dèi del cielo.

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